domenica 28 maggio 2017

Una corsa tutta… in discesa: quanto conta il mental coach?


Lo psicologo diventa la marcia in più del runner, in grado di “ripulire” la sua mente e renderla più forte di fronte alla prossima sfida. Siete d'accordo?

La prestazione agonistica è il frutto di un equilibrio tra diversi fattori che riguardano la componente energetica-nutrizionale, quella tecnica-condizionale e quella psicologica. Delle tre quella psicologica desta particolare curiosità. I motivi di questo crescente interesse verso gli aspetti mentali nascono dal fatto che siamo di fronte a un notevole cambiamento culturale.

Benessere emotivo e performance

La figura dello psicologo è sempre più riconosciuta come un supporto professionale a cui le persone si affidano per meglio esprimere il proprio potenziale, imparando a proteggere e accrescere la propria autostima. È un fatto che le nuove generazioni di atleti siano più consapevoli di come il benessere emotivo sia alla base del loro successo. Sono molte le testimonianze e le storie di atleti di alto livello che hanno affrontato un lavoro introspettivo trovando beneficio e qualità nella loro attività sportiva di vertice. Dietro a ognuno di loro c’è prima di tutto una persona che, come tutti noi, attraversa sfide, difficoltà e situazioni differenti durante il corso della carriera sportiva.

La consapevolezza, l’arma in più del runner

Le emozioni rappresentano il nucleo della nostra persona e hanno a che fare con la nostra soggettività e con la percezione di noi stessi e del mondo. Non c’è una regola chiara per cui un atleta vive la competizione come una “sfida” e un altro come un “martirio”. Capirlo e capirsi diventa quindi un fattore chiave.

Negli ambienti sportivi di alto livello l’inserimento di una figura professionale per la cura degli aspetti psicologici degli atleti è una scelta al passo con lo sport di oggi. Appartengono a un recente passato i pregiudizi sull’intervento di mental coaching dove lo psicologo serve a chi ha problemi psicologici e il suo intervento è utile nel caso di patologie mentali particolari. O l’altra idea per cui se uno inizia ad andare dallo psicologo non finisce più.

Gli interventi nell’ambito sportivo sono sempre più strategici e brevi e l’obiettivo rimane quello di dare strumenti per esercitare la mente a essere più autonoma e più flessibile. Dobbiamo rassicurarci e ammettere che una maggiore consapevolezza non è segno di patologia o di problemi mentali, ma semplicemente un’arma in più per rendere la nostra mente più limpida e pronta di fronte alla prossima sfida.


Fonte: allrunning.it