mercoledì 31 maggio 2017

Campionato sociale 2017: classifica al 30/05/2017

Punti 39:
Scaggiante Michele,

Punti 29:
Casali Carlo,

Punti 28:
Rusconi Alberto,

Punti 27:
Favaro Manuel,

Punti 24:
Baldari Daniela, Pizzato Pierluigi,

Punti 23:
Vanzetto Giorgio,

Punti 21:
Ragazzo Iosanco,

Punti 20:
Cettina Alessandro, Nalesso Monica, Riccato Mauro,

Punti 18:
Baroni Daniele, De Luca Giacomo, De Toni Marco, Tebaldi Massimiliano,

Punti 17:
Meneghetti Alessio, Minto Martino, Rossi Nicoletta, Simion Michele,

Punti 16:
Pozzi Viola,

Punti 15:
Massarutto Roberto, Piva Riccardo, Pivetta Andrea, Rossit Maria Grazia, Santello Nadio,

Punti 14:
Campanelli Cesare, Temporin Marco,

Punti 13:
Marangon Silvano, Marcon Gianfranco, Pandiani Alberto, Pandiani GiovanniTebaldi Maurizio, Zanetti Nicola,

Punti 12:
Michielan Erika, Pascoli Silvia, Rosada Mauro,

Punti 11:
Demarco GiovanniDe Toni Leonardo, Gemin Carla, Lazzari Emanuela, Loconsole Giovanni, Zampieri Luciano,

Punti 10:
Giacomin Valentina, Panciera Andrea,

Punti 09:
Besazza Matteo, Coin Maurizio, Musmeci Ignazio, Vedova Gabriele,

Punti 08:
Antonello Walter, Barbazza Gianfranco, Bazzana Andrea, Canello Stefano, Cozzolino Felice,

Punti 07:
Berto Sergio, Crosara Fabio, Marini Massimo, Ongarato Fabio, Piccini Monica,

Punti 06:
Agnoletto Walter, Caceffo ErikaDuso Massimo, Maniero Mirco, Mezzalira Ennio,

Punti 05:
Bertoldo Luigi, Favaro Cristiano, Ongaro Andrea, Tacchetto Daniele, Zampieri Silvia,

Punti 04:
Alemanno Ludovica, Bertoldo Roberto, Caser Michela, Furlan Luigino, Pruner Andrea, Rizzi Francesco, Vicentini Anna,

Punti 03:
Biscontin Andrea, Forghieri Marco, Scozzi Mauro, Sepe Cristian,

Punti 02:
Digeronimo Dario, Maniero Federico, Terlizzi Luca,

Punti 01:
Asti GionataBortoletto Alessandro, Bruni Antonio, Busolin MichelaCemolin Renzo, Cerutti Stefano, Compagno Nicola, Dalla Chiesa Roberta, Fabiano Gabriele, Ferri Marco, Fiannaca Antonio, Martinati RudiMosca Mauro, Padrin FedericaPaggiarin Samuele, Schiavon Mauro, Trabujo Ivan, Zanchet Andrea,

lunedì 29 maggio 2017

Info Sociale #22

DOVE ABBIAMO CORSO:
Inizia l'estate e si moltiplicano le manifestazioni anche durante la settimana, e gli Amatori non si fanno cogliere impreparati, vincendo anche il premio come 4° Gruppo a Peseggia
Sabato a Jesolo invece l'inossidabile Giovanni Loconsole è 1° di categoria, mentre Nicoletta e Daniela rispettivamente 5° e 8°.  Complimenti!

Martedì 24 Maggio

  • Busa (PD) - Busa 10km: Michele Scaggiante

Mercoledì 25 Maggio
  • Dolo (VE) - Dolo Run Night: Manuel Favaro, Michele Scaggiante, Pierluigi Pizzato, Maria Grazia Rossit, Daniela Baldari, Carlo Casali, Alberto Rusconi, Stefano Canello, Gianfranco Marcon, Giovanni Pandiani
Venerdì 26 Maggio
  • Peseggia (VE) - Corsa dei Bisi: Michele Scaggiante, Cesare Campanelli, Iosanco Ragazzo, Alessio Meneghetti, Walter Agnoletto, Erika Michelan, Gianfranco Marcon, Giacomo De Luca, Andrea Bazzana, Carlo Casali, Pierluigi Pizzato, Riccardo Piva, Daniela Baldari, Nicoletta Rossi, Ignazio Musmeci, Nadio Santello, Massimiliano Tebaldi, Alberto Rusconi, Alessandro Cettina, Luciano Zampieri, Manuel Favaro, Roberto Dei Rossi, Maurizio Tebaldi, Silvano Marangon, Mauro Rosada
Sabato 27 Maggio
  • Cavallino - Moonlight 10k: Michele Scaggiante, Maria Grazia Rossit, Erika Caceffo, Carlo Casali, Stefano Cerutti, Gianfranco Barbazza
  • Cavallino - Moonlight Half Marathon: Pierluigi Pizzato, Antonio Fiannaca, Matteo Besazza, Mauro Mosca, Giovanni Demarco, Iosanco Ragazzo, Mauro Rosada, Mauro Scozzi, Andrea Pruner, Fabio Crosara, Salvatore Crapanzano, Gionata Asti, Martino Minto, Sergio Berto, Giovanni Loconsole, Felice Cozzolino, Alberto Rusconi, Ignazio Musmeci, Nicola Compagno, Luca Terlizzi, Rudi Martinati, Nicola Zanetti, Monica Nalesso, Monica Piccini, Daniela Baldari, Viola Pozzi, Michela Busolin, Michela Caser, Ludovica Alemanno, Federica Padrin, Valentina Giacomin, Nicoletta Rossi, Giovanni Pandiani
  • San Zeno (VR) - El giro de l'Adese: Giorgio Vanzetto
Domenica 28 Maggio
  • Campolongo sul Brenta (VI) - Passeggiata tra fiume e montagna: Manuel Favaro
  • Este (PD) - CorriEste: Alessandro Cettina
  • Farra d'Alpago - Alpago Ecotrail: Michele Simion, Daniele Baroni, Michele Nodari
  • Mogliano (TV) - Caminada del bruscandolo: Michele Scaggiante, Giacomo De Luca, Alessio Meneghetti, Silvano Marangon

domenica 28 maggio 2017

Una corsa tutta… in discesa: quanto conta il mental coach?


Lo psicologo diventa la marcia in più del runner, in grado di “ripulire” la sua mente e renderla più forte di fronte alla prossima sfida. Siete d'accordo?

La prestazione agonistica è il frutto di un equilibrio tra diversi fattori che riguardano la componente energetica-nutrizionale, quella tecnica-condizionale e quella psicologica. Delle tre quella psicologica desta particolare curiosità. I motivi di questo crescente interesse verso gli aspetti mentali nascono dal fatto che siamo di fronte a un notevole cambiamento culturale.

Benessere emotivo e performance

La figura dello psicologo è sempre più riconosciuta come un supporto professionale a cui le persone si affidano per meglio esprimere il proprio potenziale, imparando a proteggere e accrescere la propria autostima. È un fatto che le nuove generazioni di atleti siano più consapevoli di come il benessere emotivo sia alla base del loro successo. Sono molte le testimonianze e le storie di atleti di alto livello che hanno affrontato un lavoro introspettivo trovando beneficio e qualità nella loro attività sportiva di vertice. Dietro a ognuno di loro c’è prima di tutto una persona che, come tutti noi, attraversa sfide, difficoltà e situazioni differenti durante il corso della carriera sportiva.

La consapevolezza, l’arma in più del runner

Le emozioni rappresentano il nucleo della nostra persona e hanno a che fare con la nostra soggettività e con la percezione di noi stessi e del mondo. Non c’è una regola chiara per cui un atleta vive la competizione come una “sfida” e un altro come un “martirio”. Capirlo e capirsi diventa quindi un fattore chiave.

Negli ambienti sportivi di alto livello l’inserimento di una figura professionale per la cura degli aspetti psicologici degli atleti è una scelta al passo con lo sport di oggi. Appartengono a un recente passato i pregiudizi sull’intervento di mental coaching dove lo psicologo serve a chi ha problemi psicologici e il suo intervento è utile nel caso di patologie mentali particolari. O l’altra idea per cui se uno inizia ad andare dallo psicologo non finisce più.

Gli interventi nell’ambito sportivo sono sempre più strategici e brevi e l’obiettivo rimane quello di dare strumenti per esercitare la mente a essere più autonoma e più flessibile. Dobbiamo rassicurarci e ammettere che una maggiore consapevolezza non è segno di patologia o di problemi mentali, ma semplicemente un’arma in più per rendere la nostra mente più limpida e pronta di fronte alla prossima sfida.


Fonte: allrunning.it

sabato 27 maggio 2017

La differenza tra stanchezza e pigrizia


Senti il richiamo del divano come fosse il canto delle sirene dell’Odissea e non riesci proprio a resistere. “Oggi non ho voglia di correre” è la frase che chiunque – sicuramente anche tu – ha pronunciato almeno una volta nella sua vita da runner. E, diciamolo subito, non c’è nulla di male nel saltare un allenamento: sarà solo un’occasione mancata, non una guerra persa.

Siamo esseri umani e proprio in questo risiede il fatto di non aver voglia – a volte – di correre o di fare attività faticose o stressanti. Però i motivi per cui non lo facciamo possono essere tanti ma, riassumendoli in due parole, fondamentalmente si riduce tutto a stanchezza e pigrizia.

La sindrome Homer Simpson

Il vero pigro è colui che gode del dolce far niente. Altrimenti non si direbbe “dolce”, no? Seduto sul divano a guardare la TV, stai bene e ti senti appagato dal vedere il mondo attorno a te che si muove mentre tu sei fermo. È bellissimo farlo a volte, non prendiamoci in giro.
Questa, amico mio, si chiama pigrizia e – a piccole dosi – ti permette di goderti la vita tanto quanto lo fa la corsa. In fondo non esiste ying senza yang, non c’è poltrone senza sofà, non c’è Superman senza Lex Luthor. Puoi infatti godere del movimento quando conosci la staticità.

Ma – già, c’è sempre un “ma” – bisogna stare attenti perché la pigrizia si cronicizza e va in qualche modo combattuta. Come? Con la forza di volontà e con la sicurezza che, superato l’ostacolo iniziale, starai molto meglio che sul divano e avrai aggiunto un mattone in più alla preparazione per raggiungere il tuo obiettivo.

Il riposo del guerriero

Come va bene impigrirsi davanti al fuoco con un bicchiere di brandy in mano (scusami ma ho visto da poco Una Poltrona per Due), ci sono dei momenti in cui DEVI riposare. Sto parlando di quelle situazioni in cui la stanchezza ha il sopravvento. Quella condizioni fisiologica in cui il tuo corpo ti costringe a riposare perché ne ha bisogno. E puoi metterci tutta la disciplina del mondo ma non riuscirai ad andare oltre una prestazione mediocre.

Non occorre scomodare il concetto di overtraining ma anche solo parlare di recupero. I nostri muscoli infatti, dopo ogni sforzo, hanno bisogno di tempo per rinsaldare le fibre che – inevitabilmente – subiscono delle microlesioni. E il riposo dopo lo sforzo serve proprio a questo.

Ma come si fa a distinguere tra bisogno di riposo e semplice pigrizia?

Generalmente lo capisci per il dolore. Nel primo caso sentirai i muscoli fiacchi e indolenziti – leggermente doloranti. Nel secondo caso sentirai il diavoletto sulla tua spalla sinistra urlarti “ma chi te lo fa fare” e aggiungere mille scuse e alibi.

A essere onesti, dietro alla pigrizia possono anche esserci mille altre cause: dalla mancanza di motivazione alla noia, senza dover necessariamente parlare di depressione (ma per quest’ultima è il caso di parlare con uno specialista). Cause che puoi combattere con semplici accorgimenti come l’aggiunta di stimoli o cambi di routine.

La sensazione di onnipotenza

Lo ripetiamo sempre: il tuo unico vero avversario lo vedi tutte le mattine allo specchio. Sei tu. E quando riesci a sconfiggerti provi sempre grandissima soddisfazione, quasi una sensazione di onnipotenza, appunto. Quando quell’avversario vuole renderti la vita difficile, aggiunge degli ostacoli come la pigrizia. Ma nel momento in cui riesci a sconfiggerlo non ce n’è per nessuno: in quel momento comandi tu.


Fonte: www.runlovers.it

venerdì 26 maggio 2017

Perché allenarsi in pista


Ci sono molti motivi per i quali correre in pista è importante: aumenta la resistenza e la velocità e non solo

Correre è un’attività bella anche perché la pratichi all’aria aperta. A tutti piace uscire dai luoghi chiusi in cui passiamo la maggior parte della nostra giornata e respirare un po’ di brezza. Ma diciamoci la verità: farlo su pista ci fa sempre pensare di essere dei criceti. Giri in tondo e passi il traguardo. Poi riprendi e fai un altro giro. Quella è la tua strada e puoi solo girare a sinistra o andare dritto. Ma qui viene la parte interessante: in pista puoi e devi fare cose che per strada non faresti mai.


La pista non è una strada
Per strada incontri buche, semafori, auto e bici, pedoni lenti, curve e cambi di livello (in una giornata buona). In pista occupi la tua corsia e pensi solo a correre. Ma ovviamente non lo fai come lo faresti per strada: in pista ci vai per fare allenamenti mirati e per testare i tuoi limiti e per superarli. La pista è fatta per la velocità e gli esercizi al limite e oltre. Inoltre sei in un ambiente controllato: non ci sono cambi di livello, non ci sono ostacoli imprevisti o stop da rispettare. Per questo, a differenza della strada, la pista ti permette di essere molto più focalizzato sulla prestazione e in ascolto del tuo corpo perché riduce le distrazioni, fino quasi a eliminarle. Siccome in pista ti spremi come un limone, non ti preoccupare se dopo 40-45 minuti non hai più forze: la durata di un allenamento sul tartan (il materiale che riveste la pista) è inferiore del 15-20% a quello su strada. Sei più concentrato e lavori al limite, preparando il corpo in maniera diversa e allenando la resistenza allo sforzo e la risposta dei muscoli. La pista serve insomma a eliminare ogni elemento di disturbo e a permettere di allenarti nelle condizioni di superficie e ambientali ideali: sai quanto lungo è un giro (400 m) e corri su un binario. Non devi pensare ad altro.


Aumenta la tua resistenza e la tua velocità
La corsa è un’attività aerobica: fai uno sforzo prolungato che non limita l’ossigenazione dei muscoli. Al contrario, l’attività in pista è più esplosiva e quindi anaerobica: il tuo corpo richiede energia fresca, subito. Oltre una certa soglia di tempo (dopo circa 20 minuti di attività anaerobica), il tuo organismo produce l’acido lattico che spezza la molecola di glucosio e la trasforma in energia. Ma l’acido lattico in circolo ti provoca anche dolori muscolari. Per questo allenarsi in soglia anaerobica ti abitua a gestirlo meglio, sopportandolo e facilitandone l’eliminazione. Il risultato sarà un apparato muscolare più forte e capace di sopportare sforzo più prolungati avvertendo meno la fatica. Ti sta già sanguinando il naso per la spiegazione? Dai, è finita qui. Ora parliamo solo di cosa fare quando sei in pista.


Come prepararsi
Prima di iniziare la sessione scalda i muscoli: un paio di giri di campo a media velocità ti servono a dire al tuo corpo che stai per usarlo. Un po’ di stretching farà il resto. Siccome l’attività che farai prevede movimento, è preferibile lo stretching dinamico invece che lo statico: fai per esempio qualche minuto di skip o skip inverso.


È ora di correre!
Ti sei scaldato e ora è giunto il momento di scegliere una corsia e iniziare a correre. L’allenamento in pista non è un lavoro continuo e costante come la corsa su strada ma è fatto di esplosioni di energia e recupero. Questi sono degli esercizi tipo che puoi fare:

4 o più giri di pista a velocità sostenuta: Devi correre veloce ma non al massimo per un certo numero di giri. Questo esercizio deve sempre essere interrotto da una fase di recupero dopo ogni giro (60-90 secondi), per abituare il corpo a gestire l’acido lattico prodotto. Non devi correre a bassa velocità perché non ne produrresti, ma neanche così forte da sfiancarti. Prenditi il tempo a ogni giro e cerca di batterlo di un po’ a ogni giro successivo.

Hollow Laps: sono giri a velocità variabile: corri piano in curva e poi acceleri nei rettilinei al massimo. Serve a sviluppare e a gestire l’acido lattico, oltre ad apportare i benefici dei cambi di ritmo.

La scaletta: quando fai le scale vai lentamente in salita e velocemente in discesa, con conseguenti sforzi (tanto nel primo caso, meno nel secondo). Questo allenamento fa lo stesso, ma invece degli scalini ci sono le distanze. La regola è semplice: al crescere della distanza applichi meno sforzo e viceversa al decrescere. Esempio: 800 metri (2 giri di campo) a velocità bassa + 400 a velocità media + 200 a velocità sostenuta + 100 a velocità massima. Puoi anche farlo al contrario, partendo al massimo e decelerando negli ultimi giri. Ecco, sei salito e sceso dalle scale :)


Un po’ di galateo
In pista non ci sei solo tu ma ognuno occupa una corsia alla volta. Per sapere quale, sappi che quella più interna è esattamente di 400 metri e le successive verso l’esterno sono più lunghe per questioni geometriche. L’interna è anche quella usata da chi corre più veloce. Potresti essere tu (bravo!) ma nel caso in cui qualcuno ti raggiunga alle spalle perché va più veloce spostati nella corsia a fianco, controllando ovviamente che non ci sia nessuno (metti la freccia insomma). In genere chi sopraggiunge richiama l’attenzione di chi si trova di fronte chiamando “Pista”, per reclamare appunto il suo spazio.
Infine, non fare le fasi di recupero in cui cammini piano o ti fermi piantandoti in mezzo alla corsia: spostati fuori dalla pista, riposati e poi rientra. E non dimenticare mai di guardare se arriva qualcuno: la pista è un po’ come la strada e ha le stesse regole: rispettale e avrai un’esperienza impegnativa ma utile a costruire il tuo fisico per affrontare la prossima sfida su strada.


Fonte: www.runlovers.it

giovedì 25 maggio 2017

La vera storia della prima donna che corse la maratona di Boston


Avrai sentito che la prima donna a correre la Boston Marathon fu Kathrine Switzer. In verità non fu così. Questa è la vera storia.

Sempre più donne corrono, ma non è sempre stato così. Non 100 anni fa, ma più semplicemente nel non lontanissimo 1966, non era loro permesso correre alla mitica Boston Marathon.
Ciò non impedì a Roberta Gibb di iscriversi. Quando ricevette posta dall’organizzazione era sicura che si trattasse del pettorale ma il suo stupore superò la delusione nel leggere la motivazione. Fino a diventare quasi rabbia: il comitato organizzatore la escludeva perché “La corsa è aperta ai soli concorrenti maschi e inoltre le donne non sono fisicamente in grado di correre una maratona”.
Non l’avessero mai detto.


Avere la corsa nel sangue
Roberta correva da una vita nei boschi attorno a Boston. Ci era nata e ne conosceva benissimo i sentieri e le strade. Amava il cross country e si allenava con il fidanzato quasi ogni giorno. Correre la faceva star bene, la divertiva. Chi erano quelli per impedirle di farlo alla maratona della sua stessa città?
Leggendo la lettera di rifiuto capì che avrebbe potuto reagire in due modi: accettarla oppure rifiutarla e presentarsi alla partenza, dimostrando così che le donne erano perfettamente in grado di fare quello che faceva un uomo.
Roberta non ci pensò due volte.


700 giorni si allenamento
Cinque giorni prima della maratona prese un bus da San Diego dove nel frattempo si era trasferita per lavoro. La dividevano da Boston più di 4800 km. Ci arrivò dopo quattro giorni di viaggio. Il tempo di riposarsi e di presentarsi alla partenza, con i bermuda di suo fratello e delle scarpe sportive da ragazzo ai piedi, perché al tempo non esistevano scarpe da running da donna.
Per timore di essere riconosciuta e cacciata prima ancora dell’inizio dai giudici di gara si nascose fra i cespugli e si confuse poi fra i 540 iscritti (uomini) senza dare nell’occhio. E qui accadde una cosa bellissima: i concorrenti se ne accorsero nonostante indossasse una maglia che copriva le sue forme e capirono subito da che parte dovevano stare “Non permetteremo a nessuno di cacciarti. La strada è di tutti”.
“Furono molto protettivi con me – ricorda Roberta – Gli faceva piacere che una donna corresse. Mi incoraggiarono molto”.


In corsa non solo per se stessa
La gara iniziò. Roberta era consapevole di non essere solo una donna che correva quel giorno. Non era solo quella Roberta che si era allenata due anni interi per 700 giorni in totale per essere lì, quel giorno del 1966. Roberta era un simbolo per tutte le donne del mondo: doveva dimostrare cosa erano capaci di fare, doveva dimostrare che non erano da meno di un uomo. E Roberta corse, determinata e forte, fino alla mitica Heartbreak Hill, la collina che ti ammazza perché sega le gambe a tutti quelli che corrono Boston. E la salita non perdonò: Roberta pensava di non farcela. Eppure proprio nel momento peggiore si disse che un ritiro non era ammissibile, che sarebbe stato come dare ragione ai giudici di gara, che le donne avrebbero fatto un passo indietro di decenni se avesse gettato la spugna. Con i piedi sanguinanti per le scarpe troppo piccole, con i crampi per la disidratazione (perché al tempo si pensava che idratarsi facesse venire i crampi) strinse i denti e andò avanti. E tagliò il traguardo.


Un passo indietro
Hai sempre sentito dire che la prima donna a correre Boston fu Kathrine Switzer, una 20enne che si iscrisse indicando solo le sue iniziali per non destare sospetto e che il direttore di gara Jock Semple cercò di strattonare e trascinare fuori dal gruppo di partenza prima dell’inizio, convincendo finalmente l’opinione pubblica che era ormai ridicolo escludere le donne dalle maratone. Ma questo accadde nel 1967, l’anno dopo. Eppure per anni la Switzer è stata considerata la prima donna a correre Boston. Roberta nel frattempo era impegnata a lavorare a San Diego, a divorziare, a risposarsi e ad avere un figlio nel 1975. Finché un giorno, guardando la televisione, vide un servizio sulla prima donna a correre Boston: 1967, Kathrine Switzer.


Un lieto fine
Decise che era ora di correggere qualche imprecisione: scrisse a giornali e televisioni ma non ottenne subito una risposta e nemmeno la doverosa correzione che chiedeva.
Finché fu la stessa BAA, che organizza la maratona, a riconoscerle retrospettivamente la medaglia come prima vincitrice donna (nonché unica, al tempo) e a invitarla a correre nel 1986, nel ’96 e nel 2001 in corrispondenza del 20°, 30° e 35° anniversario della sua storica impresa. E quest’anno, per la 50ª Boston Marathon, Roberta Gibb sarà Grand Marshal della gara.
Lei lavora ancora come ricercatrice alla University of California San Diego, ha 74 anni e corre ancora.
Della sua esperienza dice semplicemente che era stata educata a pensare che le donne fossero passive. Voleva però dimostrare che erano capaci di ben altro: di bellezza, forza e determinazione.

HO FATTO IL POSSIBILE PERCHÉ LE COSE ANDASSERO IN QUESTA DIREZIONE.

E ci sei riuscita, Roberta “Bobbi” Gibb, la prima delle donne che fino ad oggi costituiscono il 45% dei 26598 finisher della Boston Marathon. La prima donna senza la quale non ci sarebbero state migliaia di donne a correre una maratona, dimostrando che fisicamente niente le può fermare.


Fonte: www.runlovers.it


mercoledì 24 maggio 2017

Campionato sociale 2017: classifica al 23/05/2017

Punti 33:
Scaggiante Michele,

Punti 26:
Casali Carlo,

Punti 25:
Rusconi Alberto,

Punti 24:
Favaro Manuel,

Punti 22:
Vanzetto Giorgio,

Punti 21:
Baldari Daniela, Pizzato Pierluigi,

Punti 20:
Nalesso Monica, Riccato Mauro,

Punti 19:
Ragazzo Iosanco,

Punti 18:
Cettina Alessandro, De Toni Marco,

Punti 17:
Baroni Daniele, Tebaldi Massimiliano,

Punti 16:
De Luca Giacomo, Minto Martino, Simion Michele,

Punti 15:
Massarutto Roberto, Meneghetti Alessio, Pivetta Andrea, Pozzi Viola, Rossi Nicoletta,

Punti 14:
Piva Riccardo, Santello Nadio, Temporin Marco,

Punti 13:
Campanelli Cesare, Pandiani Alberto, Rossit Maria Grazia,

Punti 12:
Marcon Gianfranco, Pascoli Silvia, Tebaldi Maurizio, Zanetti Nicola,

Punti 11:
De Toni Leonardo, Gemin Carla, Lazzari Emanuela, Marangon Silvano, Michielan Erika, Pandiani GiovanniZampieri Luciano,

Punti 10:
Demarco GiovanniLoconsole Giovanni, Panciera Andrea, Rosada Mauro,

Punti 09:
Coin Maurizio, Giacomin Valentina, Vedova Gabriele,

Punti 08:
Antonello Walter, Besazza Matteo,

Punti 07:
Barbazza Gianfranco, Bazzana Andrea, Canello Stefano, Cozzolino Felice, Marini Massimo, Musmeci Ignazio, Ongarato Fabio,

Punti 06:
Berto Sergio, Crosara Fabio, Duso Massimo, Maniero Mirco, Mezzalira Ennio, Piccini Monica,

Punti 05:
Agnoletto Walter, Bertoldo Luigi, Caceffo ErikaFavaro Cristiano, Ongaro Andrea, Tacchetto Daniele,

Punti 04:
Bertoldo Roberto, Furlan Luigino, Rizzi Francesco, Vicentini Anna, Zampieri Silvia,

Punti 03:
Alemanno Ludovica, Biscontin Andrea, Caser Michela, Forghieri Marco, Pruner Andrea, Sepe Cristian,

Punti 02:
Digeronimo Dario, Maniero Federico, Scozzi Mauro,

Punti 01:
Bortoletto Alessandro, Bruni Antonio, Cemolin Renzo, Dalla Chiesa Roberta, Fabiano Gabriele, Ferri Marco, Paggiarin Samuele, Schiavon Mauro, Terlizzi Luca, Trabujo Ivan, Zanchet Andrea,

martedì 23 maggio 2017

Idratazione: cosa fare quando si corre con il (primo) caldo


Quando la temperatura si alza, non basta vestirsi meno per correre senza problemi. Attenzione anche a quando e cosa bere per evitare il “colpo di calore”.

Nel nostro organismo vengono tollerate solo piccole variazioni di temperatura corporea. Per questo motivo l’esposizione al caldo attiva meccanismi di termoregolazione che permettono di dissipare il calore. L’acclimatazione al caldo richiede una decina di giorni e consente di migliorare questi meccanismi di termoregolazione.

Mamma che caldo!

L’attività fisica provoca un aumento di temperatura corporea tanto maggiore quanto sono elevate la temperatura e l’umidità ambientale. Quando aumenta la temperatura corporea, una maggiore quantità di sangue viene dirottato verso la cute, dove il calore viene disperso principalmente attraverso l’evaporazione del sudore prodotto. In condizioni di caldo umido, questo sudore non riesce a evaporare, motivo per il quale il mantenimento della temperatura corporea risulta più difficoltoso e si perde una maggiore quantità di acqua.

Ho bisogno di acqua

L‘acqua costituisce dal 40 al 70% del nostro peso corporeo con delle differenze legate all‘età e al sesso. In alcuni atleti di alto livello impegnati in competizioni della durata di alcune ore, l’esercizio fisico svolto in condizioni ambientali difficili può portare fino a una produzione totale di 10 litri di sudore. Per sostituire i liquidi persi con la sudorazione è necessario reidratarsi per evitare i rischi, anche gravi, di una disidratazione, che possono portare a una situazione di emergenza medica come il “colpo di calore”.

Il colpo di calore

Una perdita di liquidi attraverso la sudorazione con conseguente diminuzione del 2% del peso corporeo (circa 1,5 kg per un individuo di 70 kg) determina già una riduzione di performance sportiva. Una diminuzione di peso oltre il 7% può essere sufficiente a determinare un “colpo di calore”, situazione che necessita di un tempestivo intervento medico.

Cosa e quanto bere

I liquidi che noi assumiamo non vengono assorbiti nello stomaco ma nel tratto successivo dell’intestino. La velocità di assorbimento dei liquidi e dunque la velocità alla quale il nostro organismo si reidrata dipendono da vari fattori. La velocità di assorbimento viene favorita da bevande fresche a temperatura non superiore ai 12°-13° e da bevande non troppo concentrate.

Se noi assumiamo un tè caldo o bevande gasate come aranciata e cola, il 90% di questi liquidi si trova ancora nello stomaco due ore dopo l’assunzione e non sono dunque stati assorbiti dall’organismo. È dunque preferibile assumere bevande non troppo concentrate quali le comuni bevande isotoniche da sport, ricordando però che se lo sforzo fisico non supera l’ora, l’acqua fresca risulta essere il liquido ideale per reidratare il nostro organismo.

Qualche consiglio in più

Quando arriva il periodo estivo è preferibile allenarsi al mattino o alla sera possibilmente in zone ombreggiate.
L’abbigliamento ideale dovrebbe essere leggero, non aderente e di colore chiaro.
La corsa all’aria aperta comporta una continua esposizione al sole che nel corso degli anni può provocare alterazioni cutanee. Attenzione, con l’invecchiamento la quantità di melanociti (cellule che producono la melanina, sostanza protettiva contro i raggi solari nocivi) diminuisce di circa 2% all’anno riducendo così la capacità dell’organismo di proteggersi contro i raggi ultravioletti e facilitando lo sviluppo di tumori cutanei quali i melanomi.


Fonte: allrunning.it

lunedì 22 maggio 2017

Info Sociale #21

DOVE ABBIAMO CORSO:
Nutrita partecipazione di Amatori alla Marcia dei tre Canai, con un grandissimo Cristiano Favaro: 1° assoluto sui 20km e l'immancabile Nicoletta Rossi: 3° assoluta sui 15 km.
Amatori a premio come 2° Gruppo anche venerdi a Mirano.

Venerdi 19 Maggio
  • Mirano (VE) - Su e zo par el tajo: Michele Scaggiante, Gianfranco Marcon, Carlo Casali, Gabriele Vedova, Alessandro Cettina, Pierluigi Pizzato, Giacomo De Luca, Alessio Meneghetti, Erika Caceffo
  • Moniego (VE) - Corri Sant'Urbano: Andrea Pivetta, Roberto Massarutto

Sabato 20 Maggio
  • Villanova di Portogruaro (VE) - Villanova in solidarietà: Giorgio Vanzetto
  • Segusino (TV) - Gran Raid delle prealpi trevigiane: Mauro Riccato, Alberto Pandiani, Massimiliano Tebaldi, Michele Simion, Michele Nodari, Alberto Rusconi, Giovanni Loconsole, Massimo Marini

Domenica 21 Maggio:
  • Cazzago (VE) - Marcia dei tre Canai: Michele Scaggiante, Erika Michielan, Daniela Baldari, Nicoletta Rossi, Carlo Casali, Luca Terlizzi, Andrea Panciera, Riccardo Piva, Viola Pozzi, Giovanni Pandiani, Manuel Favaro, Cesare Campanelli, Valentina Giacomin, Martino Minto, Giacomo De Luca, Alessio Meneghetti, Daniele Tacchetto, Andrea Ongaro. Cristiano Favaro, Luciano Zampieri, Walter Agnoletto, Monica Nalesso, Iosanco Ragazzo, Pierluigi Pizzato, Gianfranco Marcon
  • Treviso - Corri in rosa: Anna Vicentini
  • Valdagno (VI) - Agno Trail: Giorgio Vanzetto

domenica 21 maggio 2017

Trail: gli esercizi per rendere più forti piedi e caviglie


La corsa in montagna nasconde vere e proprie insidie per i nostri piedi, caviglie e ginocchia. L’unico modo di affrontare al meglio questi ostacoli è… mettere in crisi il nostro equilibrio, così da prepararlo alle corse su sterrato.

Chi già ha iniziato a correre off road, avrà già provato sulla sua pelle quanto sia difficile mantenersi in equilibrio specialmente nelle corse in discesa oppure sui terreni sconnessi. Per questo ciò che è importante non è la capacità di conservare l’equilibrio, ma di saperlo ritrovare ogni volta che ci troviamo in una situazione di instabilità.

L’allenamento propriocettivo, come già ricordato, fa al caso nostro: i segnali propriocettivi si generano da sensori presenti nel muscolo (fusi neuromuscolari e gli organi muscolo-tendinei del Golgi), che rappresentano il canale sensoriale più importante e che in sinergia con i propriocettori vestibolari e articolari trasmettono al sistema nervoso informazioni sul senso di movimento e di posizione.

La scorsa volta abbiamo visto gli esercizi da svolgere in palestra; ora usciamo all’aria aperta e vediamo cosa fare. Ricordate infatti che l’allenamento propriocettivo, perché sia efficace, deve essere il più variabile possibile, sia per gli stimoli sia per la progressione della difficoltà, altrimenti si avranno una stagnazione e un successivo decadimento dei risultati ottenuti.

Allenamento outdoor
Un allenamento outdoor efficace è quello effettuato con movimenti più dinamici, che si possono eseguire sul prato o sulla sabbia (a piedi scalzi), o ancora sul ciottolato.

Si eseguono andature di atletica come lo skip basso, medio e alto; calciate dietro, avanti, doppio impulso, passo stacco, rullate sui piedi, marcia, accelerazioni e cambi di direzione.

La corsa e l’arresto: questa esercitazione procura il massimo carico alle strutture muscolari e articolari simulando e stimolando le stesse reazioni che avremo durante un percorso trial in virtù delle sollecitazioni eccentriche che la stessa presenta specialmente nei tratti in discesa.

Le esercitazioni sono:
  • Corsa in avanti e arresto su due gambe e su una gamba
  • Corsa laterale e arresto monopodalico gamba dx e sx
  • Corsa indietro e arresto
  • Corse con cambi di direzione e arresti in prossimità di segnali e oggetti disposti sul percorso.
  • Corse con curve di diverse angolazioni.
  • Quando e quanto fare?


L’allenamento propriocettivo dovrebbe essere eseguito almeno due 2-3 volte la settimana per circa 20’ all’inizio della seduta quando siamo freschi e non affaticati, poiché il grado di attivazione muscolare e la richiesta di attenzione saranno molto alte.

Fonte: allrunning.it

sabato 20 maggio 2017

Zucchero e sale: tossicodipendenze alimentari


Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma zucchero e sale, condimenti per antonomasia, producono nel nostro sistema nervoso gli stessi effetti di una droga.

Secondo alcune ricerche scientifiche gli alimenti comuni come il sale e lo zucchero raffinato inducono al consumo sempre maggiore di alimenti che li contengono, poiché stimolano i centri del nostro sistema nervoso legati alla gratificazione, in modo particolare nucleo accumbens, amigdala e locus ceruleus. Queste aree sono le stesse che vengono sollecitate da un tipo qualunque di droga, dalla semplice nicotina sino a cocaina ed eroina.

Molti alimenti che vengono proposti quotidianamente dalle industrie alimentari non sono così innocui come si pensa, sono anzi il frutto di ricerche e studi finalizzati ad indurre nei consumatori un senso di gratificazione elevato, in modo da farli diventare “dipendenti” dal prodotto stesso. Dal momento che i cibi risultano molto più attraenti quando contengono questi ingredienti che creano “dipendenza”, l’industria alimentare si è lanciata nella creazione di prodotti che sono un concentrato di sale, zuccheri e grassi, alimenti che vanno dai biscotti al cioccolato sino alle patatine fritte e alle merendine. Non stupisce, ad esempio, che uno fra i prodotti con il più alto tasso di sale sia il classico biscotto per la colazione.

Dal nostro modo di consumare sale e zucchero dipende la nostra stessa salute, però qualcosa si può già fare. Anzitutto cominciare ad acquisire coscienza dell’inganno sotteso in determinati cibi, ricordandosi sempre che a scegliere siamo noi, e possiamo abbandonare sugli scaffali del supermercato quello che non ci convince, optando invece per qualcosa di più buono e sano. Buono e sano significa, ad esempio, ricco di fibre naturali (prodotti integrali), o privo di zuccheri aggiunti, coloranti e conservanti, meglio ancora se proveniente da allevamenti o colture vicine.


venerdì 19 maggio 2017

Lo sforzo in maratona: impariamo a distribuirlo per fare meglio


Come ricordato nella prima parte dell’articolo, sono molti gli aspetti/le variabili che influenzano la prestazione: la preparazione svolta (il troppo allenamento o il poco allenamento), la tipologia di percorso, il grado di esperienza dell’atleta, le condizioni climatiche, le dinamiche di gara con altri avversari/amici, l’ambiente/il percorso di gara (il correre in città davanti a tanta gente porta spesso a strafare), il corretto e necessario periodo di scarico pre-gara, il non eccedere con le competizioni nel periodo che precede la maratona, la bravura dei pacer e molto altro.


La gara “ideale”
L’obiettivo ideale, l’abbiamo già scritto, è avere due metà gara sovrapponibili e corse in uniformità di ritmo. Nella realtà, analizzando e tagliando per fasce di risultato/prestazione, più o meno (e lo dicono i numeri) “sbagliano” quasi tutti.

Dopo aver analizzato le prestazioni da 2:10 a 3 ore, soffermiamoci su chi impiega da 3:30 a 5 ore.


Da 3 ore a 3:30
Gli atleti/e di questa fascia di prestazione sono i più numerosi (unitamente alla fascia da 3:30-4 ore) e per loro l’errata distribuzione “costa” ancora di più; il dato medio tra la prima e la seconda parte di gara è un significativo 6’18”; pensate quanti possibili primati personali vanno…. in fumo così!


Da 3:30 a 4 ore
È la fascia più numerosa analizzata (da sola vale un quarto del totale) e qui il differenziale medio è ancora più ampio: 9’27”. Balza all’occhio che la maggior parte di questi atleti affronta i primi 21,097k a una velocità troppo elevata per il proprio grado di allenamento. Sarebbe opportuno agire su adeguati lavori specifici di educazione al ritmo maratona e valutare a pieno se gli allenamenti sono stati adeguati o sbilanciati.


Da 4 ore a 4:30
Per questi atleti/e (fascia anch’essa discretamente numerosa) il dato è ancora di più significativo, con un differenza tra la prima metà e la seconda di ben 15’31”. Non vuol essere una critica, ma ciò può significare una preparazione non adeguata o incompleta e, per altri (magari allenatissimi), il non conoscersi a pieno o il sovradimensionarsi.


Da 4:30 a 5 ore e oltre
Il differenziale è ovviamente sempre più marcato; per questa fascia siamo a 26’23”, un dato che cresce a 33’28” per la fascia 5 ore/5:30 per assestarsi a quasi 40 minuti (39’57”) per quella 5:30/6 ore.


Qualche considerazione finale
La maratona è un sogno per molti, ma anche una odissea (e non me ne voglia Ulisse!), un impegnativo cimento psico-fisico che va affrontato nelle migliori condizioni (ricordiamocelo), con una preparazione adeguata e nella quale il giusto ritmo per noi (il ritmo-maratona) deve essere “dentro” di noi e metabolizzato al meglio.

I dati che vi ho mostrato in questa analisi confermano che ci vuole poco per rovinare una prestazione costruita in mesi e mesi di allenamenti, fatica, impegno e motivazione. Da coach, uomo di campo (e di Allrunning!) voglio bene a tutti i maratoneti e maratonete e sono certo che seguirete i miei consigli; buona maratona a ognuno di voi con il vostro nuovo primato personale!

Fonte: allrunning.it

giovedì 18 maggio 2017

Sapete dosare le energie durante una maratona? Gli errori più comuni da evitare


Parto da una considerazione facile, quasi banale: “Correre una maratona non è assolutamente facile, è un impegno importante, totale e gravoso sia sotto l’aspetto fisico sia psicologico. Dall’analisi che ho potuto fare (grazie ai chip) su decine di migliaia di voi “emerge” (ma non è una colpa!) che la maggior parte degli atleti/e compie errori (in gran parte significativi) nella distribuzione dello sforzo. E se in un 5.000 o in un 10.000 ciò inficia solo in parte la prestazione, in una mezza e ancor più in una maratona la penalizza fortemente (e tutto questo lo vedremo nei numeri).


Iniziamo a dare i numeri
È giusto premettere che molti sono gli aspetti/le variabili che influenzano la prestazione: la preparazione svolta (il troppo allenamento o il poco allenamento), la tipologia di percorso, il grado di esperienza dell’atleta, le condizioni climatiche, le dinamiche di gara con altri avversari/amici, l’ambiente/il percorso di gara (il correre in città davanti a tanta gente porta spesso a strafare), il corretto e necessario periodo di scarico pre-gara, il non eccedere con le competizioni nel periodo che precede la maratona, la bravura dei pacers e molto altro.


Il modello-ideale di prestazione
Semplice da dirsi, difficile da farsi: l’obiettivo sono due metà gara sovrapponibili e corse in uniformità di ritmo. Nella realtà, analizzando e tagliando per fasce di risultato/prestazione, più o meno (e lo dicono i numeri) “sbagliano” quasi tutti.


Da 2:10 a 2:30
Generalmente possiamo dire che sono quelli/e che corrono per vincere e, al contrario di quanto molti pensano, non sono i più virtuosi: il loro differenziale medio tra la prima e la seconda parte di gara è di 3’49”, cioè la seconda metà viene corsa più lentamente rispetto alla prima di quasi 4 minuti e parliamo di soggetti sicuramente molto allenati! La dinamica di gara, la ricerca del tempo e/o della vittoria, l’uso delle lepri, gli incrementi violenti di velocità e il non idratarsi/rifornirsi adeguatamente sono le prime cause di questa errata distribuzione.


Da 2:30 a 3 ore
Diciamola tutta, sono gli atleti più virtuosi; nei dati analizzati questi atleti/e hanno un differenziale medio di 3’03” (ma ho anche un dato su 500 maratoneti/e della velocissima Milano edizione 2002 di questa fascia con un differenziale di 1’06”, bravissimi!) e sono quelli che di fatto sbagliano meno! E pensate quanto migliori potrebbero essere le loro prestazioni con un avvio leggermente più prudente.


Fonte: allrunning.it

mercoledì 17 maggio 2017

Campionato sociale 2017: classifica al 16/05/2017

Punti 31:
Scaggiante Michele,

Punti 24:
Casali Carlo, Rusconi Alberto,

Punti 23:
Favaro Manuel,

Punti 20:
Baldari Daniela, Vanzetto Giorgio,

Punti 19:
Nalesso Monica, Pizzato Pierluigi, Riccato Mauro,

Punti 18:
De Toni Marco, Ragazzo Iosanco,

Punti 17:
Baroni Daniele, Cettina Alessandro,

Punti 16:
Tebaldi Massimiliano,

Punti 15:
Minto Martino, Simion Michele,

Punti 14:
De Luca Giacomo, Massarutto Roberto, Pivetta Andrea, Pozzi Viola, Rossi Nicoletta, Santello Nadio, Temporin Marco,

Punti 13:
Meneghetti Alessio, Piva Riccardo, Rossit Maria Grazia,

Punti 12:
Campanelli Cesare, Pandiani Alberto, Pascoli Silvia, Tebaldi Maurizio, Zanetti Nicola,

Punti 11:
De Toni Leonardo, Gemin Carla, Lazzari Emanuela, Marangon Silvano,

Punti 10:
Demarco GiovanniMarcon Gianfranco, Michielan Erika, Pandiani GiovanniRosada Mauro, Zampieri Luciano,

Punti 09:
Coin Maurizio, Loconsole Giovanni, Panciera Andrea,

Punti 08:
Antonello Walter, Besazza Matteo, Giacomin Valentina, Vedova Gabriele,

Punti 07:
Barbazza Gianfranco, Bazzana Andrea, Canello Stefano, Cozzolino Felice, Musmeci Ignazio, Ongarato Fabio,

Punti 06:
Berto Sergio, Crosara Fabio, Duso Massimo, Maniero Mirco, Marini Massimo, Mezzalira Ennio, Piccini Monica,

Punti 05:
Bertoldo Luigi,

Punti 04:
Agnoletto Walter, Bertoldo Roberto, Caceffo ErikaFavaro Cristiano, Furlan Luigino, Ongaro Andrea, Rizzi Francesco, Tacchetto Daniele, Zampieri Silvia,

Punti 03:
Alemanno Ludovica, Biscontin Andrea, Caser Michela, Forghieri Marco, Pruner Andrea, Sepe Cristian, Vicentini Anna,

Punti 02:
Digeronimo Dario, Maniero Federico, Scozzi Mauro,

Punti 01:
Bortoletto Alessandro, Bruni Antonio, Cemolin Renzo, Dalla Chiesa Roberta, Fabiano Gabriele, Ferri Marco, Paggiarin Samuele, Schiavon Mauro, Trabujo Ivan, Zanchet Andrea,

martedì 16 maggio 2017

02/06/2017 - Marghera: 7° Marcia della Salute

Segnatevi la data: il 2 Giugno ci sarà  la 7° edizione della Marcia della Salute di Catene (Marghera). 

Quest'anno alle ore 10:00 di mattina.

Percorsi da 5 e 10 km, deposito sacche e pasta party per runner e accompagnatori. 

Pacco gara e riconoscimenti  per tutti i partecipanti, e soprattutto tutto il ricavato andrà devoluto in beneficienza: un motivo in più per partecipare!

Tutte le info QUI.

Dai che 'ndemo!

lunedì 15 maggio 2017

Info Sociale #20

MINITRAIL FORTE GAZZERA
Grandissima soddisfazione per questa seconda edizione, oltre 180 bambini partecipanti, tantissimi Amatori a dare una mano, medaglie apprezzatissime, ristoro fornitissimo e genitori contenti. Grazie veramente a tutti: in primis agli Amatori che hanno organizzato e supportato la manifestazione, a Leo e Decathlon per l'arco e i pettorali, al Ceis per le medaglie e a tutti quelli che hanno partecipato.
QUI trovate le foto (in aggiornamento nei prossimi giorni)!


GARA A SORPRESA
Attenzione! Per dare un po' di pepe al campionato, il direttivo ha deciso di attribuire 10 punti premio ad una gara nel mese di MAGGIO il cui nome è conosciuto dal solo presidente ed è chiuso in una busta sigillata, quando la gara sarà terminata tutti i partecipanti saranno avvisati.


ABBIGLIAMENTO
Per chi volesse c'e' del materiale sociale nuovo ma dell'anno scorso in saldo:
- maglia leggera manica lunga blu (2 S, 3 M): 5 €
- pantaloncini sgambati (1 M) : 4 €
- tuta microfibra grigia New Balance (1 XL) : 5 €
- T-Shirt rossa New Balance (2 XL) : 4 €
- Tuta Asics 2017 (1 S) : 25 €
- a breve avrò altre canotte e t-shirt credo M o L


DOVE ABBIAMO CORSO:

Venerdi 12 Maggio

  • Piombino Dese (PD) - Gran Premio Notturno Piombinese: Michele Scaggiante, Marco Temporin, Erika Michielan 

Sabato 13 Maggio

  • Mestre- Mini Trail Forte Gazzera: Giovanni Demarco, Massimo Duso, Iosanco Ragazzo, Monica Nalesso, Carlo Casali, Alberto Rusconi, Daniela Baldari, Nadio Santello Michele Nodari, Silvia Pascoli, Salvatore Crapanzano, Anna Vicentini, Felice Cozzolino, Alberto Pandiani, Cesare Campanelli, Michele Simion, Nicoletta Rossi, Matteo Besazza, Alessandro Cettina, Leonado De Toni, Marco De Toni, Roberto Dei Rossi, Massimiliano Tebaldi, Manuel Favaro, Marco Forghieri, Marco Temporin, Massimo Marini, Francesco Rizzi, Silvano Marangon, Riccardo Piva, Mauro Riccato, Giovanni Pandiani
  • Padova - 24 H for team for children: Michele Scaggiante, Erika Michielan

Domenica 14 Maggio

  • Arzignano (VI) - StrArzignano: Michele Scaggiante
  • Noventa Vicentina (VI) - Corsa campagnola: Manuel Favaro 
  • Grumolo Pedemonte (VI) - Marcia di San Biagio: Mauro Riccato
  • Vittorio Veneto (TV) - Madruk Trail: Massimiliano Tebaldi, Maurizio Tebaldi, Alberto Pandiani, Alberto Rusconi, Salvatore Crapanzano, Giovanni Loconsole, Roberta Dalla Chiesa, Michele Nodari, Martino Minto, Daniele Baroni, Cesare Campanelli
  • Dolo (VE) - Marcia dei Storti: Carlo Casali, Daniela Baldari, Monica Nalesso, Luciano Zampieri, MAria Grazia Rossit, Marco De Toni, Erika Caceffo, Pierluigi  Pizzato, Giacomo de Luca, Alessio Meneghetti, Andrea Pivetta, Roberto Massarutto, Silvano Marangon, Andrea Panciera

domenica 14 maggio 2017

Corri più forte allenandoti come hai sempre fatto


No, non sto parlando di doparti e non ti sto ingannando. Se ci pensi bene, ci sono dei modi assolutamente leciti per correre più forte senza ammazzarti di allenamento (ma seguendo sempre la tua solita routine) e senza fare niente di illegale.

Il tentativo di correre la maratona in meno di due ore provato da Nike con il Breaking2 ci ha infatti insegnato che in una gara puoi pianificare moltissime cose e puoi tentare di minimizzare gli effetti di quelle che non puoi controllare. Del Breaking2 si è detto giustamente che è stato effettuato in condizioni troppo ideali per essere reali ma questo è vero fino a un certo punto.


Sì, ma nella realtà è diverso
Gli atleti che hanno tentato l’impresa del Breaking2 correvano in un circuito automobilistico, alla temperatura giusta, con dei pacer che fendevano l’aria per loro e con delle scarpe che ne miglioravano le prestazioni – a detta di Nike – del 4%. Tutte cose, a detta dei critici, non replicabili in gara o in una situazione reale. Vero, ma non vero del tutto. Sicuro infatti di non poter usare a tuo vantaggio qualcuna di queste condizioni anche in gara? Vediamolo.


Il percorso
Se il fondo stradale è regolare e pianeggiante, non è molto diverso da quello di Monza su cui hanno corso il Breaking2. In una gara ti troverai a correre assieme ad altre migliaia di persone e quindi dovrai soffrire anche inevitabili tappi o rallentamenti, specie all’inizio. Un percorso libero da ostacoli come quello di Monza lo vedono solo gli atleti di elite che partono per primi e che corrono un’intera maratona in gruppi piccoli. Quello che puoi fare però è seguire il tragitto più breve: la distanza delle gare è infatti quella più breve misurata sulla strada. In altre parole è misurata all’interno delle curve. Tagliale quindi il più possibile.

Scegli anche percorsi di gara il più possibile pianeggianti (magari pure lievemente in discesa, se ti capita) perché correre in salita, lo sai, sega le gambe anche dei più forti. Berlino, per esempio, è nota come la più veloce maratona del mondo proprio per il percorso su cui si sviluppa.


La temperatura
Questo è il fattore, assieme al meteo, meno controllabile. Nike ha scelto Monza a maggio perché il tempo era abbastanza prevedibile: temperatura giusta, poco o niente vento, cielo coperto. Per essere sicuri hanno scelto di correre molto presto (alle 5.45) e alla fine gli è andata bene. La temperatura ideale è attorno ai 12°C e devi solo incrociare le dita. Per essere più sicuro però puoi evitare gare estive o a tarda primavera, anche perché il sole e il caldo possono deteriorare le tue prestazioni fino al 20%.


L’aerodinamica
I pacer che precedevano come una falange militare Kipchoge avevano una duplice funzione: fendere l’aria per lui e dargli il ritmo, motivandolo a seguirli. Il pacer serve a dare regolarità alla gara e a innescare un riflesso quasi inconscio nei runner: quello di stargli dietro o almeno di provarci. In gara non potrai avere 6 pacer come Kipchoge ma avrai comunque altri pacer e altri runner attorno a te – o meglio, davanti a te – che fanno la tua andatura e che puoi “sfruttare” per penetrare meglio l’aria. Cercali prima della partenza: se pensi di correre a una certa andatura, cerca il pacer corrispondente: sarà segnalato con una T-Shirt con scritto il tempo o l’andatura o avrà legato un palloncino che riporta le stesse informazioni. Il palloncino è più visibile da distante, non è che sta andando a una festa di compleanno.


Le scarpe
Come si diceva, le Zoom Vaporfly Elite che hanno usato nel Breaking2 erano personalizzate sul piede di ognuno dei 3 atleti ed erano studiate apposta per migliorare le loro prestazioni grazie a una soletta in carbonio inserita nell’intersuola e alla loro grande leggerezza. Nike venderà a breve dei modelli derivati da quelle stesse: uno molto simile con soletta in carbonio (che costerà circa 250€) e uno con soletta in materiale plastico, più economico. Ma a parte questo, la scelta della scarpa è fondamentale perché è ormai chiaro che può aiutarti ad andare più veloce e a stancarti di meno. Molti produttori propongono scarpe che usano miscele particolari nell’intersuola capaci di grande reattività ed elasticità, e ovviamente il primo che viene in mente è adidas con le Boost, ma anche Puma con le Ignite e New Balance con Fresh Foam. Insomma: ce n’è veramente per tutti i gusti e tutti i piedi.

A vincere una maratona ci riesce solo un runner alla volta. Felicissimo se quello sei tu ma visto che nella maggior parte dei casi non la vincerai, cerca di vincere l’avversario più duro: te stesso. Con un po’ di strategia ce la puoi fare.


Fronte: www.runlovers.it

sabato 13 maggio 2017

26/05/2017 - Peseggia: 4° Corsa dei Bisi

Anche quest'anno, in concomitanza con la Sagra dei Bisi di Peseggia, si terrà la Corsa dei Bisi, organizzata dal nostro Luigino Furlan. 
Due percorsi, deposito sacche, ristoro con risi e bisi e ottima occasione per passare una serata in compagnia.
Non mancate!


venerdì 12 maggio 2017

Corsa: quanto si “perde” non allenandosi?


Non correre per un determinato periodo ha conseguenze sia a livello fisico sia mentale. I tempi di ripresa e i consigli per tornare in forma

La corsa dà notevoli adattamenti e i progressi, soprattutto nel neofita, sono notevolissimi e visibili giorno dopo giorno; va detto però che la gran parte degli adattamenti vengono (in parte) “persi” in un periodo relativamente breve in caso di sospensione totale dell’allenamento. Le modificazioni metaboliche, cardio-respiratorie e degli enzimi muscolari scompaiono o si riducono sensibilmente in un tempo che oscilla tra le quattro e le otto settimane dalla sospensione totale dell’allenamento! Va precisato, però, che l’effetto del disallenamento è comunque abbastanza variabile: in funzione del runner, delle sue caratteristiche fisiche, dell’età, degli anni di allenamento (e della disciplina praticata) può variare da qualche settimana a diversi mesi.


Meno resistenza!
Molte ricerche a carattere scientifico hanno permesso di osservare, ad esempio, riduzioni della massima potenza aerobica (in pratica la “cilindrata” del runner), della capacità di lavoro fisico, del volume ematico e del contenuto totale di emoglobina dell’ordine del 5-8% in sportivi a riposo completo per una sola settimana.


Meno forza!
Il grado di perdita della forza muscolare dipende ovviamente dal tempo intercorso tra le sedute di allenamento. In generale, possiamo dire che in un atleta ”non attivo” la forza diminuisce ogni giorno in una misura oscillante tra il 2 e il 4%, e questo già durante la prima settimana di inattività (parliamo di inattività totale e non parziale). Il non allenarsi porta chiaramente a un calo del testosterone e alla conseguente riduzione del tasso di sintesi proteica. Settimane di completa inattività conducono inoltre a una riduzione evidente dello spessore delle fibre muscolari, determinata sia dalla ridotta produzione di proteine sia dalla riduzione del numero delle unità motorie reclutate all’interno del muscolo durante l’allenamento.


L’inattività influisce anche… sulla psiche
Oltre che sui parametri fisici l’inattività influisce sul runner anche a livello psicologico e può avere conseguenze quali: insonnia, mal di testa, aumento della tensione e cattivo umore, inappetenza e talvolta anche depressione. Alcuni di questi problemi sono determinati dalla riduzione del livello di testosterone e delle beta endorfine, composti endocrini mediatori della sensazione euforica che si avverte dopo la corsa.


La sindrome da de allenamento
In chi è abituato ad allenarsi costantemente ed è costretto a sospendere l’attività si nota nelle settimane seguenti una diminuzione notevole del benessere fisiologico e delle capacità di prestazione; in particolare si evidenzia una “sindrome da de training” definibile come una sindrome di dipendenza dall’allenamento.


L’inattività non è da sottovalutare!
Molte volte succede che i coach (e i loro atleti/e) sottovalutino sia i periodi di inattività sia di ripresa (spesso presi dalla fretta eccessiva di tornare in gara dopo una malattia o un infortunio) ritenendo che in poco tempo si possa raggiungere il livello di forma precedente a un periodo di riposo. Nella realtà però non è così: in genere i tempi per ottenere una condizione fisica ottimale e adeguata alle attività tecnico/agonistiche sono abbastanza lunghi e variano ovviamente da soggetto a soggetto. Indicativamente possiamo dire che, in genere, per recuperare da un periodo di inattività totale e riportarsi sui livelli precedenti lo stop è richiesto un periodo di allenamento pari a una volta e mezza/due volte il periodo di inattività. Il training, in questa fase, deve essere molto equilibrato, vario e progressivo in modo da ridurre al minimo le possibilità di un infortunio.


Fonte: allrunning.it

mercoledì 10 maggio 2017

Campionato sociale 2017: classifica al 09/05/2017

Punti 28:
Scaggiante Michele,

Punti 20:
Casali Carlo, Rusconi Alberto, Vanzetto Giorgio,

Punti 19:
Favaro Manuel,

Punti 18:
Pizzato Pierluigi,

Punti 16:
Baldari Daniela,

Punti 15:
Nalesso Monica, Ragazzo Iosanco, Riccato Mauro, Tebaldi Massimiliano,

Punti 14:
Cettina Alessandro, De Toni Marco, Minto Martino, Pozzi Viola,

Punti 13:
Baroni Daniele, De Luca Giacomo, Pivetta Andrea, Massarutto Roberto,

Punti 12:
Meneghetti Alessio, Simion Michele, Zanetti Nicola,

Punti 11:
Gemin Carla, Lazzari Emanuela, Rossi Nicoletta, Santello Nadio, Tebaldi Maurizio,

Punti 10:
Marcon Gianfranco, Piva Riccardo, Rosada Mauro, Temporin Marco,

Punti 09:
Coin Maurizio, Pascoli Silvia, Rossit Maria Grazia, Zampieri Luciano,

Punti 08:
Antonello Walter, Campanelli Cesare, De Toni Leonardo, Giacomin Valentina, Loconsole Giovanni, Michielan Erika, Panciera Andrea, Pandiani Alberto, Vedova Gabriele,

Punti 07:
Barbazza Gianfranco, Bazzana Andrea, Canello Stefano, Demarco GiovanniMarangon Silvano, Musmeci Ignazio, Ongarato Fabio, Pandiani Giovanni

Punti 06:
Berto Sergio, Crosara Fabio, Maniero Mirco, Mezzalira Ennio, Piccini Monica,

Punti 05:
Bertoldo Luigi, Besazza Matteo,

Punti 04:
Agnoletto Walter, Bertoldo Roberto, Cozzolino Felice, Favaro Cristiano, Furlan Luigino, Ongaro Andrea, Tacchetto Daniele, Zampieri Silvia,

Punti 03:
Alemanno Ludovica, Biscontin Andrea, Caceffo ErikaCaser Michela, Duso Massimo, Marini Massimo, Pruner Andrea, Sepe Cristian,

Punti 02:
Digeronimo Dario, Maniero Federico, Scozzi Mauro,

Punti 01:
Bortoletto Alessandro, Bruni Antonio, Cemolin Renzo, Fabiano Gabriele, Ferri Marco, Paggiarin Samuele, Francesco Rizzi, Schiavon Mauro, Trabujo Ivan, Zanchet Andrea,

martedì 9 maggio 2017

07/05/2017 - Bibione Half Marathon

E siamo arrivati alla mezza numero 25 da quando ho iniziato la mia avventura podistica con gli Amatori Chirignago. È già la settima quest'anno e come era successo l'anno scorso a Bologna anche qua a Bibione non è andata bene, evidentemente il numero 7 non porta fortuna. Una settimana passata bene con gli allenamenti nonostante il maltempo che insiste qui in zona ma il sabato avevo deciso di partecipare a Venezia una corsa organizzata dagli studenti e docenti di Ca' Foscari, 6 km attraverso calli, ponti e passaggio in piazza San Marco. Pagato dazio il giorno seguente, inconveniente da evitare in futuro. Lasciato Mestre con qualche goccia di pioggia, Bibione apre le porte al sole ma non fa caldo, maglia a maniche corte e pantaloncini vanno bene per correre. Dopo il ritiro pettorale e consegna borsa inizio il riscaldamento, qualche indolenzimento al ginocchio dovuto sicuramente ai ponti di Venezia non è un buon segno ma proseguendo lo sento un po' meno. Alla partenza in terza griglia incontro altri amatori cioè Andrea Pivetta, Alberto Rusconi, Carlo Casali e Salvatore Crapanzano, c'erano anche altri a giudicare dagli iscritti ma non li ho visti. Partenza ore 9,15, andatura tranquilla, in lontananza vedo i palloncini dell'1h45' ma faccio fatica a recuperare.
Di sicuro sono in ritardo, al km 13 erano a pochi metri da me ma un ponte di legno allagato con rischi seri di farsi male e il tratto di pineta pieno di pozzanghere mi costringono a rallentare, loro se ne vanno e io corro ormai per finire al traguardo, Al km 15 mi raggiunge Carlo Casali e se ne va, io intanto mi diletto a saltare di qua e di là le pozze piene d'acqua dovuto alla pioggia della serata precedente e i 6 km di Venezia si sentono da qui a fine gara, al 18° km si esce dalla pineta con il faro che lo lascio a sinistra del percorso, tre km a rilento fino al traguardo che taglio in 1h46'14" sopra i 5'/km. A fine corsa dopo il ritiro medaglia vedo Carlo, scambio di commenti sul percorso e poi lo saluto.
Riprendo la borsa, torno in'auto e per quanto riguarda Bibione abbiamo fatto tutte le gare; 10 miglia, Fisher'man e appunto la mezza. Prossimo impegno Cortina Dobbiaco a giugno, 30 km da gestire e questa volta con il dovuto riposo. Buone corse

Michele Scaggiante

lunedì 8 maggio 2017

Info Sociale #19

2° MINITRAIL FORTE GAZZERA
Praticamente tutto pronto per il 2° MiniTrail a Forte Gazzera di Sabato 13 Maggio, alle ore 16:00. Spargete la voce tra i vostri amici e conoscenti e, se volete, QUI trovate il volantino ufficiale. Ricordo che la partecipazione è gratuita e per i primi 250 bambini ci sarà una speciale medaglia prodotta dai ragazzi dei Ceis di Treviso
Chi volesse DARE UNA MANO durante la manifestazioni me scriva in privato, grazie.


GARA A SORPRESA
Attenzione! Per dare un po' di pepe al campionato, il direttivo ha deciso di attribuire 10 punti premio ad una gara nel mese di MAGGIO il cui nome è conosciuto dal solo presidente ed è chiuso in una busta sigillata, quando la gara sarà terminata tutti i partecipanti saranno avvisati.


DOVE ABBIAMO CORSO:
Questa settimana menzione d'onore per Cristiano Favaro che, nonostante un meteo sfavorevole, si piazza 8° assoluto (e 2° di categoria) alla Maratona di Salisburgo. Complimentissimi anche a Nicoletta Rossi, che porta a casa l'ennesimo podio piazzandosi 2° a Farra D'alpago

Sabato 6 Maggio 20117
  • Cimadolmo (TV) - Corsa degli Asparagi: Andrea Pivetta
  • Farra d'Alpago (BL) - Alpago Run: Nicola Zanetti, Maria Grazia Rossit, Carlo Casali, Nicoletta Rossi, Carla Gemin, Ennio Mezzalira
  • Venezia - Y.our Future Run: Michele Scaggiante, Rusconi Alberto

Domenica 7 Maggio 2017
  • Badoere (TV) GiRotonda: Gianfranco Marcon, Manuel Favaro, Iosanco Ragazzo, Monica Nalesso, Giacomo De Luca, Alessio Meneghetti, Massimiliano Tebaldi
  • Bibione (VE) - Bibione Half Marathon: Michele Scaggiante, Giorgio Vanzetto, Pierluigi Pizzato, Carlo Casali, Salvatore Crapanzano, Andrea Pivetta, Alberto Rusconi, Erika Caceffo, Roberto Massarutto,
  • Lozzo di Cadore (BL) - Trail delle longane:  Martino Minto, Valentina Giacomin
  • Montecchio (VI) - Marcia Spiga d'Oro: Mauro Riccato
  • Piove di Sacco (PD) - Corri che Piove: Erika Michielan
  • Salisburgo (AUS) - Maratona di Salisburgo: Cristiano Favaro
  • Trieste - Trieste Half Marathon: Viola Pozzi
  • Villa del Conte (PD) - Villa Run Conte: Michele Nodari, Dario Digeronimo

domenica 7 maggio 2017

Nike Breaking2.. NO, ma per un pelo


Eliud Kipchoge sfiora l'impresa ma all'Autodromo di Monza fallisce il tentativo di correre la Maratona sotto le 2 ore

Missione fallita! l'uomo non è per ora in grado di correre la Maratona sotto le 2 ore. All'Autodromo di Monza è spettacolo con il campione olimpico Eliud Kipchoge che chiude i 42.195km certificati in 2h00'25". Il crono, non omologabile, migliora virtualmente l'attuale primato del mondo stabilito a Berlino da Dennis Kimetto nel 2014 e fissato in 2h02'57".

Si parte all'alba, poco dopo le 5.45, quando in condizioni meteorologiche perfette la pattuglia formata da Kipchoge, dal primatista del mondo di mezza Zersenay Tadese e dal vincitore della Maratona di Boston Lesisa Desisa cominciano a muovere i primi passi.

Primi spit incoraggianti che dicono di un ottimo 28'21" ai 10km e 42'34" ai 15km seguiti da un 56'39" ai 20km, nel frattempo alza bandiera bianca un deludente Desisa, già in difficoltà nel test sui 21.097km avvenuto qualche settimana fa, l'etiope si staccehrà intorno al 15mo chilometro e sarà addirittura doppiato dopo circa 1h40'.

Nike mette in campo tutti i suoi migliori atleti nel ruolo di lepri, c'è anche l'eterno Bernard Lagat con il gruppetto che corre in schierazione aerodinamica in conformazione a "freccia"e che si darà il cambio ogni giro.

Alla mezza maratona si passa in 59'49" (nel test sui 21.097km si chiuse in 59'18"), con Tadaese che subito dopo si stacca ma non si ferma, l'eritreo continuerà su comunque ottimi ritmi aiutato da un secondo gruppo di lepri. Dopo 1h11'14" c'è il passaggio ai 25km con l'intermedio più veloce di tutta la giornata in quanto tra il 20mo ed il 25mo si è corso in 14'14".

La svolta al 30mo dove per la prima volta sin dall'alba la proiezione parla di un crono finale al di sopra dei 120'. 1h25'20", con Tadese attardato di circa 1', e Kipchoge che seppur ancora efficente comuncia a mostrare qualche smorfia ed a non seguire perfettamente le lepri cercando di tagliare al centimetro le poche curve del tracciato disegnato all'interno dell'autodromo.

Ai 35km il cronometro si ferma dopo 1h39'37", vale a dire 6" sopra quanto previsto; visti i ritmi folli mantenuti sin dall'inizio si capisce che sarà praticamente impossibile recuperare tale svantaggio con Kipchoge che, forse anche psicologicamente, comincia a perdere metri sulle lepri che a 15' dalla fine sono costrette più volte a rallentare.

1h54'04 a 2km dal termine con Kipchoge che si staccherà dalle lepri per chiudere in 2h00'25": quella di oggi è stata in ogni caso la più veloce maratona mai corsa nella storia da un essere umano.

Tadese chiude con il suo (virtuale) primato personale, il crono non è stato ancora comunicato, mentre Desisa finisce con grandi difficoltà in 2h14'.

PASSAGGI ELIUD KIPCHOGE BREAKING2 - 5 MAGGIO 2017

10KM (28'21")
15KM (42'34")
20KM (56'39")
21.097KM (59'49")
25KM (1h11'14")
30KM (1h25'20")
35KM (1h39'37")
40KM (1h50'04")
42.195KM (2h00'25").

sabato 6 maggio 2017

13 Maggio 2017 - 2° Mini Trail Forte Gazzera


Manca una settimana esatta alla seconda edizione del Mini Trail a Forte Gazzera, organizzato da A.S.D. Amatori Atletica Chirignago.
La manifestazione fa parte del circuito MiniTrail ed è dedicata ai bambini (ma anche i genitori sono i benvenuti!)
Il ritrovo è per Sabato 13 Maggio alle 15.30, la corsa partirà alle 16.00 e sarà totalmente gratuita, non serve iscriversi, non serve il certificato, serve solo tanta voglia di divertirsi.
All'arrivo (dopo 1, 2 o 3 giri da 1 km) i bambini troveranno le speciali medaglie fatte apposta per l'occasione dai ragazzi dei Ceis di Treviso, un ristorno sano e naturale in collaborazione con  Alleanza Coop e freschi yogurt offerti da Lattebusche.
Il percorso sarà segnalato e presidiato e sarà comunque presente un mezzo della Croce Verde di Mestre.
Vi aspettiamo numerosi, dai che 'ndemo!

venerdì 5 maggio 2017

La scelta tra cioccolato al latte e fondente


Resistere al cioccolato è difficile, anche per le persone che non si ritengono particolarmente golose.

Avere la possibilità di sciogliere in bocca un piccolo scacco di una tavoletta costituisce per molti un momento da dedicare a se stessi e nel quale dimenticare ogni problema. Inoltre, diverse ricerche hanno confermato come la cioccolata rappresenti un vero e proprio toccasana per il buonumore. Una discussione che da anni vede le persone divise in due fazioni è quella relativa a quale cioccolato sia meglio mangiare. Molti sono coloro che ritengono il fondente la scelta ideale in qualsiasi situazione, in quanto ha meno zucchero rispetto a quello al latte. In realtà, prima di scegliere è importante tenere in considerazione diversi fattori.

Se 100 grammi di cioccolato al latte apportano all’organismo circa 545 Kcal, oltre a 50 grammi di zuccheri solubili e a 7 di proteine, più complesso è indicare l’apporto calorico del cioccolato fondente. Infatti, esistono moltissime tipologie di fondente; per poter essere definito come tale, il cioccolato deve avere un contenuto minimo di cacao pari al 45%, oltre al 28% di burro di cacao. Si ha a che fare con cioccolato extra fondente, invece, quando la percentuale di cacao è superiore al 70%. Osservando però a fondo l’etichetta, la differenza sul piano calorico con la versione al latte non appare così evidente. In 100 grammi di prodotto, si limitano ad una ventina di Kcal.

Ad ogni modo, deve essere tenuto presente che il cioccolato al latte ha un contenuto maggiore di proteine (dovute proprio alla presenza del latte), che arrivano fino all’8%, oltre ad avere più grassi. Ma l’aspetto più importante, che fa propendere la scelta verso il fondente, è l’assenza di colesterolo. Nel cioccolato al latte è presente in misura pari al 16%. Altro aspetto positivo del fondente è il contenuto di fibre, fino a 7 volte maggiore. Anche gli oligoelementi, molto utili per l’organismo, fanno la loro comparsa nel cioccolato fondente. Tra di essi è possibile ricordare il rame, il ferro e il manganese, che hanno anche la capacità di rendere l’alimento più saziante. A vantaggio del cioccolato al latte deve essere segnalato l’ottimo apporto di vitamine, sia idrosolubili che liposolubili.

In base alle normative vigenti, la quantità massima di zucchero che può essere aggiunta al cacao per ottenere il cioccolato è pari al 55%. Ovviamente, le variazioni di percentuale influiscono notevolmente sul sapore finale. Quello fondente, vista la minore presenza di zucchero, permette di assaporare meglio il gusto del cacao.
Se la discussione tra le diverse tipologie di cioccolato è ancora aperta, la cosa importante è non rinunciare completamente al suo consumo. È sufficiente mangiarne un paio di “quadratini” circa 30 minuti di iniziare il pranzo per sfruttare al meglio il suo potere saziante. Questo potrà portare una persona a desiderare meno cibo nel corso del pasto principale.

Se è possibile, cercare di rivolgere la propria attenzione a cioccolato extra fondente che goda di certificazione biologica. Inoltre, preferire le tavolette per ottenere le quali è stato impiegato solamente zucchero grezzo integrale di canna. Forniscono un’ottima percentuale di vitamine e sali minerali, e costituiscono un alimento molto nutriente, con grandi capacità antiossidanti e in grado di stimolare e accelerare il metabolismo.