giovedì 4 maggio 2017

29/04/2017 - Venice Night Trail


Ore 18.50: SONO IN RITARDO!! La testa è fuori fase fase e comincia a martellarmi che devo spicciarmi. Devo ancora preparare la sacca. Devo ancora mangiare e poi "cosa metto nello zaino??" Delirio! Esco masticando avidamente una finta barretta del supermercato ed il biscotto Palmisano. Una miseria di pasto pregara.. ed io che avevo immaginato riso e rape!! Esco di casa praticamente già correndo e mi avvio alla fermata del 7E in Miranese-Cadoro. Beffa: sono in aticipo di mezzora!! Riesco a prendere quello delle 19.05, anzichè 19:23. Penso: "Meglio, così faccio le cose con calma" (ride). Nel tragitto fino a piazzale Roma mi svuoto la testa sperando che il brutto ceffo che mi sta di fronte non mi svuoti il portafoglio! Sul ponte della libertà vedo il cielo. Si tinge di rosso e di rosso brillano i fumaioli di Fusina. Venezia. Storia. Barena. Quiete. Fusina.. Un equilibrio tanto fragile quanto instabile come le gambe di chi con una corre e l'altra cammina. Questo paesaggio è strano. Terra. Acqua. Cielo. E la mano pesante dell'uomo.. Non riesco ad inquadrare il flusso delle emozioni e sono a Piazzale Roma. Ore 19.40, scendo giù e cerco lo start. "Dov'è San Basilio?". Qualche indicazione e mi incammino. Sento la musica e vedo i palloni. Mi rilasso. Un po' di stretching. Poi sacche. Vecchi e nuovi amici. Saluti. Convenevoli. Ritrovo. Gonfiabile. Siamo finalmente qui. A pochissimi metri dalla linea di partenza. Ottimo. Ormai ci siamo. Accendiamo le luci. Siamo in tremila sotto la luna di Venezia. Non c'è più tempo se non per il VIA! Corro subito "a bomba" per non trovarmi imbottigliato e dopo l'uscita dal porto, Santa Marta, trovo due "personal peacer" ai quali mi accodo. Loro ancora non lo sanno, ma sarà così! La saga dei ponti inizia sotto il "people mover", come promesso. Ponte di ferro. A seguire CALATRAVA che merita una speciale menzione per il primato nelle eresie dei corsaioli e dei passanti. Tempi moderni. Ma torniamo nella Storia. Venezia. Calli e campielli. Una piazza. La Piazza. Nemmeno il tempo di capire e sono in Fondamenta Nove. Arrivando dal chiuso delle viuzze, si apre lo specchio d'acqua cheta che sfavilla delle luci tremule di Murano. Sembra tutto sospeso. Il bagliore della luna confonde il sempre più labile confine tra acqua e terra. Tra Uomo e Cielo. Nel cronometro della competizione c'è sempre posto per il "personale". Non è l'orologio. E' un tempo diverso. Il ticchettio sono i pensieri. Il finischer è la pace interiore. Corro. I ponti che si susseguono interrompono la monotonia della corsa sulla pietra istriana. Bianca. Su e Giù. E' un mantra che ripete un tantrico ritornello. Su e Giù. Giù e Su. Alto e Basso. Basso e Alto. E' il paradigma della vita: immersi nella frenesia a correre tra alti e bassi. "Ma ti cori o cossa?" Risposta rimandata: arriva l'Arsenale! Poi Biennale e Giardini! Sant'Elena. Riconosco l'arrivo della VM10 DLS (DeLL'anno Scorso cit.) e penso che il ristoro doveva essere prima (catzo) e che siamo ormai vicini a San Marco. Infatti, balenano le luci che dalla riva illuminano il Bacino. Le fondamenta sono una distesa larga e piatta. Nei trati di luce fievole, passanti incuriositi e annoiati guardano ed annotano nei loro volti le inutili fatiche di questi scalmanati che corrono coi lumini "de note" andando dove, ma soprattutto: PERCHE'? Riva degli Schiavoni. Ponte della Paglia, con le pedane che facilitano il galoppo e.. SAN MARCO! EVVIVA! Sento che la benzina sta per finire e non ho nulla.. AAA maltodestrine cercasi..colpa della fretta di uscire. Nulla. AMEN. Vedo gli occhi di chi con pazienza mi asseconda in questa avventura che grida qualcosa di indefinito. Apprezzo. Corro. Continuo a correre. I miei angeli se ne sono volati via da qualche kilometro e sono solo. Uno, due davanti. Buio pesto dietro e Campo Santo Stefano sempre più vicino. Siamo circa al 14°. Ho perso il conto dei ponti. La stanchezza si fa sentire. Sì, si sente tutta. Siamo ai piedi dell'Accademia. Accademia. Vado. Stremato. Non esiste che cammino. Corro. Corricchio. Mi arrampico. Volontà. Forza! "Dai cazzo che siamo in cima!" Le gambe tremano, ma non le ascolto. Dopo. Adesso continuo. Continuo. Continuo come un automa. Pilota automatico fino alla Salute e poi mi si risveglia lo sguardo e la mente. Il Bianco del Redentore abbaglia. Ritrovo l'acqua. Il confine labile dell'orizzonte. Ripercorrono al contrario i pensieri di un tragitto noto. Il tempo del non tempo che affascina sempre. Mulino Stucky. Ancora luci. Ancora Luna. Ancora Laguna. Ancora ponti. L'ultimo. Sento di nuovo la musica. La fondamenta è ora una strada. San Basilio. Curva secca e sprint d'obbligo sotto il gonfiabile. 1.14'.10". Si chiude così un "Trail" in una notta tersa e fresca di Aprile. A Venezia. Di notte. Come sempre non solo "corsa". Come sempre suggestiva. Come sempre emozionante. Venezia.

Matteo Besazza