domenica 22 gennaio 2017

Le cinque cose che fanno i runner maleducati


Siamo brave persone, siamo atleti amatoriali e conduciamo uno stile di vita faticoso. Gli obiettivi che ci poniamo e gli allenamenti che facciamo anche tre/quattro volte alla settimana ci portano via tanta energia mentale e fisica, eppure la corsa è solo il contorno ai nostri doveri quotidiani: il lavoro e la famiglia. Ma siamo in tanti e come sempre succede nella vita, siamo anche vari. Belli o brutti, simpatici o antipatici, educati o maleducati. Corro da pochi anni, ma da abbastanza tempo per aver già notato in qualcuno di noi la mancanza di senso civico, dimostrata in più di un’occasione. Gare, allenamenti, social network, sono i palcoscenici dove il cattivo senso e il poco rispetto per il prossimo si consuma. Non so bene se i punti che sto per elencare riguardano pratiche e modi di fare che disturbano anche la maggior parte di voi oppure non ve ne importa nulla. Ma una cosa è certa, a me danno fastidio.

1 – Sputare. Posso capire che sia una necessità e che in gara quello che conta sia fare il tempo, che è improponibile portarsi dietro i fazzoletti di carta e men che meno usarli. Ma allora ci si mette a bordo pista, (continuando a correre a 3.30, per carità) e si mira al bordo della strada, per non lasciare tracce a chi corre dietro. Io poi sono lenta, chi sta davanti a me in allenamento o in gara, non sta lottando contro il tempo e ce la fa benissimo ad avere l’accortezza di non infastidire gli altri. Per non parlare di quelli che sputano di continuo, e mi chiedo se sia realmente un’esigenza o solo un vizio. Restiamo umani, non lama.

2 – Sporcare. Soprattutto nelle gare in città, subito dopo i punti ristoro vengono posizionati una serie di cestini che molte volte non vengono utilizzati. Questo è davvero curioso: in strada, in corrispondenza dei cestini, è pieno di bicchieri gettati mentre i cestini rimangono semi vuoti. Quale strano meccanismo nella mente di una persona gli impedisce di fare quel piccolissimo sforzo in più? Io ho provato a gettare una bottiglia mentre correvo passando accanto a un cestino e l’ho centrato senza faticare troppo. Certo sono sempre io, quella lenta, ma molti altri non corrono a velocità così impossibili da non riuscire a usare un cestino o da non riuscire a tenere una bottiglia in mano fino a quando non ne incontrano uno. Soprattutto quando si corre in città, è solo una questione di qualche centinaio di metri, perché un posto dove gettare qualsiasi cosa, lo si trova sempre. Peggio di chi butta i bicchieri per terra, ci sono quelli che gettano le bottiglie per terra. E peggio di chi butta le bottiglie per terra, ci sono quelli che gettano le bottiglie ancora piene d’acqua, dopo averne bevuto un sorso, mettendo a rischio le articolazioni e le caviglie di chi arriva dopo. Queste scene incivili si vedono spesso durante le gare di città che attirano le masse, perché nelle tapasciate di periferia e soprattutto nei trail di montagna i podisti lasciano tutto pulito. Probabilmente cambiando il tipo di gara, cambia il tipo di runner

3- E tienila la destra! Non solo sulle scale mobili, ma anche sulle piste ciclabili, sui marciapiedi, in strada (mentre in gara in genere la strada è tutta dedicata ai runner e il problema non sussiste). E’ una regola mondiale, vale per tutti. Nessuno è nato speciale da meritarsi di stare a sinistra quando corre negli spazi pubblici a meno che non si stia sorpassando. Se è proprio impossibile stare a destra perché la strada non lo permette, chi corre a sinistra e va incontro a ciclisti o a runner che procedono in senso opposto, si deve spostare chiedendo scusa con la mano e non aspettare che si spostino gli altri. Fantascienza? Magia? No, educazione. Se invece si urta una persona che sta camminando (o che stiamo sorpassando in gara), si chiede scusa. In gara ma anche in allenamento, non ci si ferma all’improvviso, prima si accosta a bordo carreggiata o pista. Ai semafori, neanche a dirlo, si aspetta il verde, evitando di mettere a rischio la propria vita e quella degli altri.

4 – Ammorbare gli altri sui social network. La premessa è che spesso, essere monotematici deriva dal fatto che si ha a che fare con una grande passione come la corsa. Ed è una cosa bellissima averne una, c’è molta gente che vive senza nessun tipo di interesse. Spesso questo sport riempie la vita di chi non ha avuto molto o mette in salvo da determinate situazioni. Ma per contro, molti di noi non parlano e non scrivono d’altro. Va bene anche così, se si ha a che fare solo con altri profili social con le stesse “sembianze”. Mi è capitato spesso di accettare amicizie da persone che in privato mi hanno scritto: “Grazie per l’amicizia, tra i miei contatti voglio solo gente che corre”. Ecco, perfetto, ghettizzatevi. Perché nella vita reale come in quella virtuale, esistono persone che hanno voglia di confrontarsi anche su altro e probabilmente non ne possono più di non essere ‘visti’ da voi. Basterebbe evitare di postare in continuazione foto dei cardio con i tempi (che tanto non sono mai da top runner) o chiedere continuamente agli altri che tempi fanno. Siamo runner amatoriali, dovremmo rimanere umili e invece di esibire, basterebbe descrivere e condividere una sensazione, positiva o negativa che sia anche legata alla corsa, ma autentica. Siete d’accordo?

5- Imbucarsi alle gare. Seriamente, vorrei che qualcuno mi spiegasse quale soddisfazione ci sia a partecipare a una gara da clandestini, senza pettorale. Ci sono persone che aspirano a partecipare a competizioni che preparano da mesi, per le quali, a volte con qualche sacrificio, mettono da parte i soldi per il pettorale, il viaggio e l’albergo, perché magari si svolgono lontane da casa. Dall’altra parte, ci sono le organizzazioni e i volontari che lavorano per fare in modo che il giorno della gara funzioni tutto. Con quale diritto e soprattutto con quale piacere qualcuno dovrebbe presentarsi alla partenza sfruttando percorso e ristori al pari di chi ha pagato? Personalmente la vedo solo come una mancanza di rispetto per gli altri e per lo sport in generale.

Bonus:

6 – Non salutare. L’abitudine sulle piste battute dai molti runner tutti i giorni, è quella di non salutare. Ma voi sapete che a volte basta anche un cenno o un sorriso per essere immediatamente ricambiati? Allora fatelo, siamo sempre noi, corriamo in qualsiasi condizione atmosferica e a qualsiasi ora del giorno (a volte anche della notte), incoraggiamoci e riconosciamoci. Siamo abituati e isolati dalla comunicazione virtuale e questa è senz’altro una buona occasione per ristabilire il contatto umano.


Fonte: sport.paperproject.it