domenica 8 maggio 2016

L’influenza del peso corporeo nel podista

Il peso corporeo per un podista è importante principalmente per due aspetti: prestazione e salute.


Prestazione

Gli sport in cui è richiesta la più bassa percentuale di grasso corporeo sono quelli in cui il fattore antigravitario si oppone in modo significativo alla prestazione. A ginnasti, ciclisti scalatori, saltatori in alto, rocciatori o praticanti di corsa in montagna sono richieste bassissime percentuali di grasso, poco al di sopra del quantitativo di grasso essenziale che comprende i lipidi delle membrane cellulari, del sistema nervoso centrale, delle ossa e degli organi interni, oltre che il grasso sesso specifico nelle donne, e forma la percentuale minima di grasso necessaria per la vita, che è compresa tra il 3% e il 5% negli uomini, e il 9% -12% nelle donne.

In queste discipline il grasso di deposito rappresenta una massa non attiva che va a determinare un effetto “zavorra”: in presenza di un elevato fattore antigravitario, nel rapporto massa magra/massa grassa la diminuzione di quest’ultima sarà determinante per rendere il risultato più favorevole, con anche un aumento del VO2max espresso in termini relativi (ml/kg/min)

In sostanza negli sport che richiedono il superamento di salite o che sono basati su movimenti effettuati direttamente contro la forza di gravità, la diminuzione del grasso di deposito e cioè del distretto corporeo che non partecipa alla produzione di energia e di movimento, è addirittura preferibile rispetto a un più elevato sviluppo della stessa massa muscolare. Si può valutare che se si perdono 5 kg di grasso corporeo e si migliora di 15 sec/km, 2,5 sec/km sono dovuti all’allenamento e ben 12,5 sec/km alla diminuzione di peso.

Nel caso di invece di corsa effettuata in pianuira, l’assenza di salite è controbilanciata dalla presenza o meno del fattore resistenza e durata dell’attività fisica

I maratoneti ad esempio, pur non dovendo superare grandi dislivelli, sono chiamati a vincere per un numero imprecisato di volte sia durante la gara che negli allenamenti l’entità del loro peso corporeo e quindi l’effetto zavorra determinato dalla presenza di grasso di deposito risulta determinante in negativo proprio a causa del ripetersi del gesto tecnico protratto così a lungo nel tempo.

Va anche tenuto in considerazione che la genetica muscolare di un maratoneta è ricca di fibre rosse non particolarmente adatte a supportare il ripetuto sollevamento di masse elevate (le più adatte a tale scopo sarebbero le fibre bianche), e la totale eliminazione del grasso di deposito associata al gesto della corsa risulta essere il mezzo ideale per rendere più agevole ed economica la prestazione di resistenza sportiva.

Questa soluzione è fra l’altro largamente adottata dagli atleti di elite che, agevolati dall’alto consumo di grassi corporei imposto dalla loro disciplina, gareggiano spesso con percentuali di massa grassa al limite del grasso essenziale

Sicuramente per l’amatore conta di più il controllo del peso che l’allenamento mentre per l’atleta o l’agonista mantenere un peso forma è fondamentale, e per conseguire certi traguardi il modello nutrizionale da lui seguito è certamente adeguato.

Per chi corre per il piacere di correre e per sentirsi in forma il discorso è diverso: ci sono runners che corrono da anni in sovrappeso, sottoponendosi ad allenamenti a volte molto duri per preparare una corsa a cui tengono particolarmente; è anche purtroppo comune vedere principianti iniziare stressanti programmi di allenamento con dieci o più chilogrammi di sovrappeso. Oltre ad andare incontro a problemi tendinei e/o muscolari e a fare una fatica immensa, essi non possono sperare di migliorare le loro prestazioni se non migliorano la loro massa corporea, apportando adeguate modifiche all’alimentazione.

Infatti nelle gare di resistenza (per le gare brevi fino ai 1500 m la perdita di prestazione è sicuramente minore) per un atleta standard 1 kg di peso in più può essere valutato in circa 2,5 sec/km in più, 10 kg in più e si corrono i 5000 m in oltre due minuti in più!

I 2,5 sec/km ovviamente sono una media: se l’atleta pesa di meno (come in genere una donna) il guadagno è maggiore, se pesa di più minore.



Salute

Chi è decisamente in sovrappeso con indice di massa corporea IMC (peso/altezza in metri al quadrato) superiore a 25 dovrebbe limitarsi al walking, perdere peso e poi iniziare a correre dal momento che il sovrappeso accorcia la vita atletica del corridore per via del fatto che i chili in più sono favoriscono infortuni per tendini, muscoli e articolazioni. Naturalmente nel momento in cui il runner deve smettere di correre per problemi vari, viene a perdere tutti i benefici salutistici della corsa.


Generalmente due sono gli errori tipici che chi corre commette:

a. credere di avere la costituzione robusta
Frasi del tipo: “ho una struttura fisica molto pesante”, “sono di costituzione robusta” non tengono in considerazione della valutazione della percentuale di massa grassa, che è discriminante tra reale magrezza con bassa massa grassa e normopeso o sovrappeso con alta percentuale di grasso corporeo, valutazione che può essere effettuata mediante una accurata analisi della composizione corporea

Se il runner può correre, cioè non è troppo in sovrappeso, non è detto che egli corra bene a causa di qualche chilo di troppo o che non possa migliorarsi e avere meno problemi di salute e infortuni con qualche chilo in meno

Chi è correttamente magro dovrebbe notare le vene nell’avambraccio in rilievo netto, se no non è in peso forma ottimale per la corsa di resistenza e di lunga durata.

b. ritenersi idonei per qualunque distanza e per qualunque carico di allenamento settimanale
Correre non vuol dire che si è idonei per qualunque distanza e tipologia di corsa, magari per la maratona

In base al proprio BMI, con la tabella sottostante si può avere un’idea del tipo di allenamento e gara podistica più idonei per la propria costituzione



Fonte: www.stefanomosca.it