domenica 19 aprile 2015

MARATONA DI PADOVA – 19 aprile 2015 – Padova

Venerdi, uscito dall’ufficio, sono andato in Prato della Valle a recuperare il pettorale ed il pacco gara, di cui mia figlia ha apprezzato gli occhiali da sole rossi. Ieri ho preparato tutto, attaccato il pettorale alla canotta Amatori, preparato lo zainetto con il cambio e impostato la sveglia per le 6 di stamattina..
Come la maggior parte delle volte mia figlia è arrivata prima della sveglia e alle 5:30 ero operativo. In via del tutto eccezionale faccio colazione: una banana, il caffé lo prenderò alla partenza, carico tutto, tergiverso un po’,  ma decido che è inutile stare a perdere tempo e parto alla volta di Campodarsego. Nonostante tutta la calma arrivo che ci sono praticamente solo gli alpini, parcheggio e faccio due chiacchiere prima di dirigermi verso la partenza. Caffè solitario e consegno la sacca al corriere, faccio un po’ di stretching, ma non corro, forse ho paura delle sensazioni che potrebbe darmi il ginocchio.. Passa un’ eternità e finalmente ci siamo, entro in gabbia e dopo le hand bike partiamo. Fa freddissimo e tira un discreto vento contrario, meglio: così non mi viene voglia di strafare.. il percorso mi è familiare, sono a casa, non ci credo quasi di fare la mia prima maratona nelle zone della mia giovinezza, mi passa un po’ di gente, ma mi costringo a conservare le forze, saluto i volontari e gli spettatori e do il cinque ai bambini che protendono le mani verso di noi e in men che non si dica arriviamo a Camposampiero, dove partirà la Mezza e ci sono tantissimi spettatori ai lati della strada: carica di energia!
Infatti guardo il Garmin e sto accelerando.. rallento, e passato il centro troviamo un ponte con una discreta salita, ma sono ancora fresco, e poco dopo troviamo il punto di cronometraggio dei 10km, non mi ricordo il tempo, ma non poteva essere che alto, comunque il ginocchio per ora mi da tregua, il vento rimane, ma il sole comincia a scaldare un po’. I km passano, a Rustega troviamo le majorettes e con il mio ritmo arrivo a Borgoricco e a Fiumicello, 20 km, poi il percorso prevede di ripassare per Campodarsego e nel frattempo i km diventano 30. Da qui vado alla cieca: non ho mai fatto più strada di così. Ci immettiamo nella statale del Santo e ci ricongiungiamo con i runners della mezza. Fortunatamente ho avuto l’accortezza di bere qualcosa a tutti i ristori, ma all’altezza di Cadoneghe il ginocchio comincia a protestare, seguito a ruota dal resto del corpo, sono costretto a camminare un po’, ma una bambina mi incita a ripartire e a fatica passo il ponte sul Muson per entrare a Padova. Qui le persone ai lati della strada si moltiplicano, arriviamo all’Arcella, e un pensiero va ai 5 anni di superiori che ci ho fatto, onestamente penso a qualsiasi cosa pur di avanzare, ma il cavalcavia della Stazione al 40° km è troppo e l’ho fatto camminando, subito dopo approfitto dell’ultimo ristoro e mi dico che 2km non sono poi molti anche se la stanchezza, i sanpietrini e il ginocchio tentano di convincermi del contrario.
Sento anche dei principi di crampo, ma ormai siamo in pieno centro, vedo la Basilica del Santo, il rettilineo che porta a Prato della Valle, ma non riesco a fare niente se non continuare con gli ultimi rimasugli di energia. Entro in Prato, purtroppo gli archi degli sponsor si stanno sgonfiando e siamo costretti ad alzarli noi per poter passare, unica sbavatura di un’ottima organizzazione. A 50m mi prende un crampo e rischio di cadere, saltello, ma vedo l’arrivo: non posso cedere adesso. E all’improvviso vedo mia figlia che attraversa la strada e mi viene incontro: le do la mano e facciamo gli ultimi 20 metri insieme: bellissimo!
Finita: 3:36:37. Non ci avrei mai creduto se me l’avessero detto. Il crampo mi azzanna la gamba e la stanchezza fa il resto, ma ormai è fatta, non ci vedo praticamente più, ma riconsegno il chip e mi metto in disparte a capire in che mondo sono. Arriva mia moglie a recuperare la bambina e mi dirigo verso il ristoro dove bevo una tanica di sali e una di acqua. Andando a ritirare lo zaino incrocio e saluto Michele Scaggiante, prendo lo zaino e decido che posso concedermi 10 minuti sdraiato sull’erba del Prato. Sono veramente contento di avercela fatta e il merito è anche degli Amatori, in primis dei consigli di Giovanni. Ora è tempo di recuperare, ma la felicità è veramente tanta.
Michele Nodari